Articolo sul Corriere Salentino del 17/04/2012

Vincenzo Gaudino e Mirav Tarkka ci spiegano come difenderci: 

“Combattere è un’altra cosa, noi dobbiamo salvare la pelle”: in questo modo Vincenzo Gaudino, istruttore e fondatore del “Krav Maga Institute” di Napoli, ha esordito sabato 14 aprile presso la palestra “Oasi” di Calimera, dove si è svolto il Seminario di Autodifesa organizzato dal Team “ASD Krav Mirav”.

Solo poche settimane fa abbiamo avuto l’onore di intervistare la Dott.ssa Mirav Tarkka, uno dei massimi esponenti in Italia della disciplina del Krav Maga, che direttamente da Israele, ha portato a Lecce questo insegnamento. Giovane, dinamica e carica di energia, la sua grinta è quasi contagiosa. A soli 8 anni riceve la sua prima lezione di difesa personale, a 18 svolge il servizio militare nella sua terra e diventa insegnante nell’esercito stesso. La sua formazione nasce con il Muay Thai, prosegue gli studi nel settore ed ottiene una laurea in Criminologia fino agli anni della preparazione con Itay Gyl, esperto di Krav Maga di fama mondiale. Con il suo arrivo in Italia sono tante le fatiche e i sacrifici che deve affrontare ma impareggiabili sono le soddisfazioni che l’hanno condotta a questi risultati. Sulla sua strada incontra Vincenzo Gaudino, qualificato maestro con esperienza decennale nel campo.

 Vincenzo Gaudino e Mirav Tarkka ci spiegano come difenderci: 

“Combattere è un’altra cosa, noi dobbiamo salvare la pelle”: in questo modo Vincenzo Gaudino, istruttore e fondatore del “Krav Maga Institute” di Napoli, ha esordito sabato 14 aprile presso la palestra “Oasi” di Calimera, dove si è svolto il Seminario di Autodifesa organizzato dal Team “ASD Krav Mirav”.

Solo poche settimane fa abbiamo avuto l’onore di intervistare la Dott.ssa Mirav Tarkka, uno dei massimi esponenti in Italia della disciplina del Krav Maga, che direttamente da Israele, ha portato a Lecce questo insegnamento. Giovane, dinamica e carica di energia, la sua grinta è quasi contagiosa. A soli 8 anni riceve la sua prima lezione di difesa personale, a 18 svolge il servizio militare nella sua terra e diventa insegnante nell’esercito stesso. La sua formazione nasce con il Muay Thai, prosegue gli studi nel settore ed ottiene una laurea in Criminologia fino agli anni della preparazione con Itay Gyl, esperto di Krav Maga di fama mondiale. Con il suo arrivo in Italia sono tante le fatiche e i sacrifici che deve affrontare ma impareggiabili  sono le soddisfazioni che l’hanno condotta a questi risultati. Sulla sua strada incontra Vincenzo Gaudino, qualificato maestro con esperienza decennale nel campo.

>>>>>>> Gaudino pratica diverse discipline negli anni della sua formazione ma negli ultimi dodici la sua preparazione si focalizza sulla lotta corpo a corpo e sulle tecniche di autodifesa. Frequenta la prestigiosa scuola di Bruxelles (International Krav Maga Federation) dove nel 2006 ottiene il diploma come Istruttore di Krav Maga, continua poi il suo percorso con Gabi Noah (allievo di Lichtenfel, fondatore del metodo) e attualmente riveste il ruolo di unico istruttore I.K.M.F. attivo nel Sud Italia. 

Da questa unione nasce l’idea e la realizzazione di uno stage di autodifesa diretto personalmente dai due maestri, che in un corso intensivo hanno saputo lasciare il segno nel cuore dei 33 partecipanti provenienti da tutto il Salento, da Foggia e dalla Campania.

Per capire bene di cosa stiamo parlando dobbiamo fare un passo indietro e risalire alle origini di questa disciplina. Il Krav Maga infatti è il sistema ufficiale di “self defence and fighting” dell’Esercito Israeliano. Sviluppatosi durante il conflitto, si basa principalmente su tecniche facili da imparare che trovano il loro fondamento nelle situazioni reali sul campo di battaglia, durante le aggressioni in strada e in caso di minaccia armata. Gli studenti imparano a difendersi da contesti ostili e ad avere la meglio sul proprio aggressore. Calci, pugni, strangolamenti, leve, prese e tutto ciò che può essere utile simulare per imparare a proteggere se stessi e chi ci sta accanto quando siamo in strada, in un mezzo pubblico, ma anche nella propria abitazione, viene fedelmente riproposto per dare la possibilità alle vittime di un’aggressione di rispondere con cognizione e determinazione all’offesa ricevuta. Apprendere queste tecniche non è come frequentare una scuola di arti marziali, è un metodo moderno e accreditato che agisce prima sulla mente e poi sul corpo. Pensare in modo coerente, ragionare sulle situazioni, saper riconoscere una situazione di pericolo e mantenere il controllo è uno degli obiettivi che questa disciplina si pone. Facili e naturali sono i movimenti al quale il nostro corpo dovrà attenersi, istinto e tecnica si uniscono sinergicamente senza regole e limitazioni.
La quotidianità ci porta spesso a doverci confrontare con notizie di aggressioni per strada, nei luoghi pubblici e sui mezzi urbani. La nostra incolumità è minacciata a tutte le ore del giorno e della notte e il pericolo aumenta in maniera esponenziale quando parliamo di donne sole, apparentemente indifese e riconducibili ad un facile bersaglio. Lo scopo di questo seminario è stato soprattutto quello di avvicinare i partecipanti al mondo dell’autodifesa in condizioni non ottimali. Parte del corso si è infatti svolta a bordo di una vettura urbana per rendere quanto più realistica la circostanza in questione e per ovviare agli errori in cui si può tipicamente incorrere allenandosi in palestra dove si hanno a disposizione ampi spazi, diversamente da quello che accade invece nella realtà dove spesso vicoli stretti, ostacoli e situazioni anguste si frappongono tra noi e la nostra salvezza. Immedesimarsi prima di tutto, è questo quello che il team ha cercato di trasmettere ai propri allievi perché il Krav Maga insegna a pensare, stimola l’istinto ed educa a reagire nel modo corretto in ambienti sfavorevoli al fine di salvaguardare se stessi. Nozioni di autodifesa dunque, normativa sulla legittima difesa, aspetti psicologici dell’aggressione e studio dei comportamenti a rischio: una giornata carica di aspettative e di obiettivi a cui non potevamo assolutamente mancare. Dal retro osserviamo con ammirazione e un pizzico di curiosità.
“Il mio stato emotivo è tranquillo. Il mio cervello non è pronto a combattere”, l’istruttore Gaudino si muove per la sala, tutti camminano intorno a lui, la situazione che li circonda è di assoluta calma, proprio come durante una spensierata passeggiata domenicale. Poi cominciano gli input: “Mani su, gomiti stretti”, l’eco dei comandi si fa incalzante, le parole associate ai movimenti diventano quasi confusione ai nostri occhi, tutti a terra, poi di nuovo in piedi, pancia a terra, calcio, pugno, “Ad ogni colpo tiro l’aria fuori”, suggerisce ancora il maestro. Poi il riscaldamento termina, si formano le coppie e si tirano fuori i coltelli, finti naturalmente. I ragazzi cominciano a simulare l’attacco e sotto lo sguardo vigile del docente tutti a turno riescono a disarmare l’avversario. “Un colpo forte in viso è sufficiente. Tutto quello che l’aggressore ha tra le mani cade a terra. Quando sono seduto al ristorante o in autobus però le tecniche cambiano. Nella distanza corta vince chi ha l’arma in mano e bisogna allontanarsi prima di tutto”, continua a spiegare Gaudino, “Nel Krav Maga è importante il cervello. Ottimizziamo quello che abbiamo se la struttura fisica non permette”.

  

Dalle parole del team si evince la semplicità e l’intuitività delle regole da applicare, tutto sembra lampante, spontaneo e applicabile a svariate situazioni. La regola principale sembra essere: “Se la distanza dell’attacco mi permette di fuggire, questa è sempre la soluzione migliore”, in caso contrario bisogna assumere addirittura un atteggiamento adatto, un portamento che deve renderci spavaldi e sicuri agli occhi di un ipotetico malintenzionato e tenere sempre alta la guardia, anche se si esce semplicemente a fare la spesa. “Per strada non vince il più forte, vince il più veloce”, ripete l’insegnante che congeda gli atleti sudati e concede una pausa per un rapido ristoro.
Ne approfittiamo per correre negli spogliatoi e fare due chiacchiere con loro e, nella rilassatezza generale, notiamo che le motivazioni dei giovani tirocinanti sono le più svariate e singolari. Virginia ci spiega che ha scelto di praticare questo sport perché la sua indole la porta spesso ad essere pigra e incostante nell’attività motoria ma il fattore stimolante in questo caso è forte perché difendersi è fondamentale e la sua carica viene proprio da questo. Anche Valentina è grintosa e determinata: “Da quando pratico questo sport faccio cose che prima non facevo. Tengo ad esempio sempre le chiavi in mano e mi guardo attorno”.

 

Terminato l’intervallo saliamo tutti sull’autobus che ci attende, ma abbiamo ancora il tempo di raccogliere un’ultima testimonianza. Sono Walter e Giampiero, vigili del fuoco, che hanno cominciato per curiosità ma adesso riescono ad apprezzare veramente gli insegnamenti dei loro tutor specialmente a favore del loro lavoro dove prontezza e sangue freddo sono imprescindibili: “Quando abbiamo sentito che a Calimera facevano questo tipo di lezioni ci siamo subito iscritti ai corsi”. Walter ci racconta anche alcuni episodi che ha dovuto affrontare nel corso dei suoi anni come vigile del fuoco, dove le situazioni di emergenza sono all’ordine del giorno: “Saper reagire è indispensabile e questa disciplina aiuta soprattutto a pensare. Quando hai davanti un ragazzo in stato confusionale con una lametta tra le mani devi sapere cosa fare”.
Si ricomincia alle 15 in punto, tutti a bordo, l’istruttore Gaudino esordisce: “Adesso farò frenare il conducente a vostra insaputa. La vostra priorità deve essere quella di non cadere. In caso di attacco cercate di uscire e fatevi spazio per fuggire. Mettete l’aggressore al vostro posto, invertite le posizioni e guadagnate quella più vantaggiosa”. Ci districhiamo tra pugni, attacchi e gomitate, ogni tanto Manuela Amato, fotografa reporter di questa giornata è costretta a salvare in extremis la sua preziosa macchina fotografica, ma decisa e ostinata non perde un click, documenta tutto con precisione e passione, fino alla fine, fino alla tanto agognata consegna dei diplomi. Tutti insieme per la foto finale, poi il grido liberatorio dei guerrieri dopo l’affaticamento. “Contuso e felice” sentiamo affermare ad un soddisfatto partecipante e questo ci sembra essere appunto il modo migliore per congedarci.
Per info:
VINCENZO GAUDINO instructor: www.campaniakravmaga.it
MIRAV TARKKA instructor: ww.kravmirav.com, info@kravmirav.com
MANUELA AMATO photographer: manuela-photographer@hotmail.it